Corriere del Ticino – « Si fanno i conti senza loste »
Cè disponibilità al dialogo, ma anche determinazione a imboccare la via della resistenza nella presa di posizione del Centro sociale autogestito, che ieri attraverso un comunicato ha risposto alle affermazioni di Giovanna Masoni Brenni. Intervenuta sabato al dibattito organizzato dal PS sul tema « la città e il teatro » , la municipale ha confermato lintenzione del Comune ( CdT di sabato 26 marzo) di trasformare lex macello in una sorta di laboratorio culturale, pedagogico e didattico, abbandonando quindi lidea della « cittadella delle arti » alla quale guardavano con favore le compagnie teatrali. Per il Molino un progetto vale laltro: in ogni caso la conseguenza sarà labbandono dellex macello e la ricerca di una nuova sede. È solo una questione di tempo. Per Masoni i termini della convenzione stipulata dalla Città, dal Cantone e dal Molino sarebbero già scaduti per cui il centro sociale dovrà lasciare lex macello.
Una prospettiva che gli interessati non sono disposti ad accettare a cuor leggero. « Si fanno i conti senza loste » , osserva irritato il CSOA. « Volenti o nolenti, siamo un soggetto politico attivo e legittimato con il quale confrontarsi » , dice il comunicato, che ricorda: « La nostra storia racconta come disponibilità e propositività ci abbiano sempre contraddistinto, anche quando disillusi e sfiduciati ci siamo se- duti al tavolo delle trattative».È capitato dopo labbandono volontario degli ex Molini Bernasconi a Viganello, occupati abusivamente nellautunno del 1996, e dopo lo sgombero del Maglio offerto dal Cantone come sede provvisoria. Poi è arrivato lex macello, ottenuto con la protesta nelle strade di Lugano. Ma anche questa parentesi « urbana » dellautogestione luganese è destinata a chiudersi.
Il Molino traccia un bilancio dellesperienza: « Abbiamo reso vivibile unarea fino ad allora quasi completamente abbandonata, liberato e costruito uno spazio di aggregazione, di contro informazione, di cultura dal basso e popolare e di riflessione».E annota: « Come si fa a pensare di chiudere uno spazio che ha una funzione così importante? Pensiamo veramente che i giovani e non solo andranno al Palace? Fino a quando si continuerà a discutere di violenza e di disagio senza avere il coraggio di proporre e riconoscere soluzioni? » .
Il CSOA vuole difendere questa esperienza. Anche coi pugni se sarà necessario.
i. p.
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